.2 Postcoloniale e dislocazione
di Alessandra Consolaro
L’affermazione della critica postcoloniale nel mondo accademico occidentale ha avuto un impatto fortissimo sulla divulgazione della conoscenza della scrittura dell’India. Autori e tematiche indiane sono oggigiorno rappresentati come mai prima in opere enciclopediche come l’Encyclopedia of Post-colonial Literatures in English21 e lo scrittore postcoloniale per eccellenza rimane Salman Rushdie. Gayatri Chakravorty Spivak è la critica postcoloniale, per non menzionare nomi come Homi Bhabha o Amitav Ghosh. Ancora una volta, ci troviamo in un universo di lingua inglese. Ribattendo alla famosa domanda “Can the subaltern speak?”,22 la ricca e antica produzione letteraria nelle diverse lingue indiane dimostra senza dubbio che i “subalterni” dello stato coloniale hanno sempre parlato. La questione dovrebbe essere posta in altri termini: visto che parlano da secoli, perché nessuno li ascolta? E oggi, come ha detto Harish Trivedi, “Can the subaltern spivak?”, ovvero, possono i subalterni esprimersi, elaborare teorie ed essere ascoltati a livello internazionale in lingue diverse dall’inglese?23
In questa sede vogliamo presentare un approccio all’India postcoloniale focalizzandoci sulla letteratura hindi. Come si è chiarito, non si pretende con ciò di rappresentare la voce dell’India, men che meno di esaurire il discorso sulla subalternità (si è già sottolineata la posizione ambigua della lingua hindi a questo proposito). Tuttavia, data la vastità delle problematiche in esame, si è ritenuto opportuno limitare l’indagine a quello che è il nostro specifico campo di ricerca. Se per postcoloniale si intende la condizione dell’India postcoloniale, cioè le trasformazioni sociali e culturali nel passaggio dal raj ai primi anni dell’indipendenza, e se volessimo indicare un paio di romanzi in grado di fare da contraltare all’egemonia dei figli della mezzanotte, senza dubbio indicheremmo Maila anchal [Il lembo sporco] di Phanishvarnath Renu24 e Rag darbari [Musica di corte] di Shrilal Shukla25.Maila anchal fu pubblicato nel 1955 e fu immediatamente acclamato come classico. Ambientato nell’immaginario villaggio di Meriganj, è la narrazione corale di una piccola comunità di un isolato villaggio del Bihar nordorientale, dei problemi dell’apparentemente immutabile vita rurale sullo sfondo del movimento Quit India e dell’indipendenza. Rag barbari fu pubblicato nel 1968 e, nonostante sia considerato uno dei romanzi più divertenti della letteratura hindi moderna per il suo tono picaresco e satirico, è una rappresentazione molto realistica e pessimista dell’India postcoloniale, che mette a nudo con estrema raffinatezza le dinamiche sociali e politiche della vita rurale del paese immediatamente dopo l’indipendenza. Il romanzo racconta la storia di uno studente, Rangnath, che si reca al villaggio dello zio, con l’intento di prepararsi agli esami in un ambiente incontaminato e sereno. La divertita navigazione di questo ricercatore di storia attraverso la venalità della politica rurale e le connessioni di essa con la politica cittadina porta a un rovesciamento della romanticizzazione della campagna che aveva caratterizzato gran parte della letteratura hindi degli anni 1950. Lo zio del protagonista, medico e al contempo Machiavelli locale, strumentalizza tutte le istituzioni sociali, dalla scuola di villaggio, al panchayat [consiglio di villaggio], agli uffici statali e dell’amministrazione locale, per garantirsi l’egemonia e il controllo del mondo in cui vive. Lo sprovveduto studente, imbevuto di insegnamenti morali e di idealizzazioni, è costretto ad ammettere che tutta la sua istruzione è completamente inutile e impraticabile, che il mondo agreste è forse più corrotto del mondo cittadino ed è, sia letteralmente sia metaforicamente, un “mondo di fango”. Premiato dalla Sahitya Akademi nel 1969, questo romanzo sviluppa in forma di commedia un tema di molta scrittura indiana, trasversale per aree geografiche e lingue, ovvero quello di un profondo scollamento dello stato dalla popolazione, e del conseguente senso di alienazione: per fare solo un esempio, uno degli episodi descrive la “guerra santa” di un personaggio, lo Zoppo, che trascorre l’intera vita cercando invano di ottenere una copia di un atto giuridico senza pagare bustarelle. In effetti, il libro si chiude registrando il fallimento della società e delle istituzioni e indicando - sebbene ironicamente - come unica scelta possibile palayan (la fuga).
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