domenica 4 aprile 2010

India

" Sembra un triangolo rovesciato che dall'Himalaya scende verso l'oceano indiano per 3200 chilometri, una terra posta tra il mondo islamico e l'etremo oriente, in cui vivono un numero imprecisato di etnie, oltre un miliardo di persone che parlano diciotto lingue ufficiali e un numero indefinito di idiomi locali. Le più diffuse sono l'urdu, la raffinata lingua degli islamici indiani, che risente di influssi persiani e arabi; e l'hindi che, come le altre lingue, si è sviluppata dall'antico sanscrito.
Queste informazioni sarebbero sufficienti a proclamare la sua complessità: una vita di ricerche non basta a districare l'intreccio di contrasti chiamato India. Dalla A di Abbayamudra, un gesto della mano che rassicura, alla V di Vijayanagara, dinastia sovrana in Deccan e in India del sud tra il 1336 e il 1565, è un alfabeto del mito, della storia e della filosofia, dai Veda alle Upanishad.
Strana terra l'India, che non può essere descritta senza riavvolgere la bobina della storia, nè senza confondere quest'ultima con l'epica e con le imprese fantastiche delle sue divinità.
Un paese percorso da fiumi immensi, il cui nome coincide talvolta con quello di precise divinità, dove le vette dell'Himalaya sono un olimpo da cui gli dei non sono mai stati scacciati.
L a geografia reale si confonde con quella sacra. Il tempo indiano è scandito dalle ricorrenze religiose di ogni tradizione, mentre le città sono mete di pellegrinaggi.
L'India è percorsa da tensioni etniche e religiose che il sincretismo induista tenta di assorbire e risolvere. Il politeismo per sua natura tende ad includere i culti con cui entra in contatto animando il suo pantheon di nuove presenze.
Nel dizionario troviamo una lingua indiana fatta di immagini, gesti, ricordi, che racconta un luogo che tende a conciliare gli estremi, dove guardare al futuro significa portarsi sempre appresso il fardello del passato. Perciò le gesta di Krishna e Ramayana, eroi dell'epoca classica, si trasformano in trame per films prodotti a Bombay.
Le definizioni "unita nelle diversità" e "diversità e continuità" sono dei clichè, ma contengono più che un briciolo di verità. Una verità che somiglia tanto a un rompicapo, eppure in qualche modo riesce a far convivere arcaismo e modernità.

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