
Per Hodgkin il collezionismo ha rappresentato una passione tanto radicata quanto la pittura stessa, e lo ha altrettanto occupato. Egli fu iniziato all’arte indiana e persiana da Wilfred Blunt, suo professore d’arte a Eton, che possedeva una collezione e in quegli anni di scarsa burocratizzazione riusciva facilmente a farsi prestare dalla Royal Library del vicino castello di Windsor opere da esporre in mostra. Ben presto anche Hodgkin cominciò a formare una raccolta propria; erano gli anni in cui le illustrazioni indiane si acquistavano per poco da Luzac, la libreria vicina al British Mueum. La svolta nella sua attività di collezionista arrivò nel 1958 quando Robert Skelton, autorità del Victoria and Albert Museum in materia di pittura indiana, lo presentò al non meno importante Stuart Cary Welch, ispirato collezionista della costa orientale degli Stati Uniti, studioso e divulgatore di pittura indiana e persiana. Come scrisse il suo amico Bruce Chatwin: “Il loro incontro ebbe modo di ridestare in Howard tutto il suo istinto di cacciatore. Si mise a comprare, vendere e barattare; perfezionò le tattiche del bazaar; e per più di dieci anni riversò sulla collezione una buona metà delle sue energie creative”.
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