lunedì 5 aprile 2010

Ganesh, il Dio elefante

Ganesh, il dio dal corpo di uomo e la testa di elefante, è la divinità più amata e venerata del pantheon induista. Ogni fedele lo invoca prima di dare inizio ad una impresa; i bambini imparano a parlare recitando una preghiera a lui dedicata; dal successo negli affari alla fertilità fino alla liberazione spirituale tutti chiedono la protezione del dio elefante, colui che realizza i desideri e rimuove gli ostacoli.
L'induismo è suddiviso in una infinità di culti, ma Ganesh e accettato da tutti, anche dove esistono scismi come quello tra Shivaiti e Vishnuiti.
Negli inni e nelle preghiere è venerato con numerosi nomi, il più diffuso è appunto Ganesh, o Ganapati o dio delle ganas, o armate celesti.
Nel corso del tempo, su Ganesh e sugli altri dei e demoni si sono formate una quantità di leggende e parabole, poi raccolte nei Purana. Nel Ganesha Purana e nel Magdala Purana, Ganesh è considerato come il Dio Assoluto, a cui Brahma, Vishnu e Shiva devono obbedienza.
Per i filosofi Ganesh rappresenta l'OM, il simbolo del Brahman, il suono da cui il mondo è stato generato, per i teologi Ganesh è l'incaranazione di Vaak, il Verbo. Ma per la gente comune è il protagonista di favole fantastiche, che da secoli in India si raccontano ai bambini per farli addormentare.
I Purana raccontano storie diverse sulla nascita di Ganesh, la più popolare è quella che lo vuole creato dalla sola Parvati, la quale stava facendo il bagno e con la polvere scura lavata dal corpo fabbricò l'immagine di un ragazzo. Gli infuse la vita, lo dichiarò suo figlio legittimo e lo mise di guardia all'ingresso del bagno perchè nessuno entrasse e la vedesse nuda. Quando arrivò Shiva il ragazzo si piazzò davanti alla porta rifiutando di farlo entrare. Shiva, non sapendo che quello era in qualche modo suo figlio, si infuriò. Ne nacque una zuffa tanto furibonda che il giovane finì con la testa staccata dal corpo. Parvati, usciva dal bagno, vedendo il figlio decapitato fece il diavolo a quattro, se la prese col marito e minacciò di distruggere cielo e terra. Shiva e gli altri dei riuscirono a calmarla e comandarono ai gana di procurare la testa del primo essere vivente che stesse guardando verso nord, la direzione dei buoni auspici e della saggezza. I gana trovarono un elefante che dormiva rivolto appunto a nord, gli tagliarono la testa e la portarono a Shiva. Il dio la mise sul tronco del figlio di Parvati e gli infuse nuovamente la vita. Parvati rimase incantata dal risultato, abbracciò il figlio e lo nominò capo dei gana.
E' interessante notare che, a parte le incarnazioni sulla Terra, nessun dio induista è mai "nato".
Gli dei esistono e basta. Ganesh, solo fra tutti, nasce.
Da quando Ganesh , da divinità tribale, si è diffuso fino ad entrare ufficialmente nel pantheon induista, la sua immagine, si è notevolmente sviluppata.
Egli è normalmente rappresentato con due occhi, a volte tre, la zanna è in genere voltata a sinistra. In mano può avere un dolce, modaka, un vaso di pietre preziose, un melograno, un vessillo di preghiera o un vaso di nettare.
In genere ha quattro braccia. Ma in qualche posto ne ha due, sei, otto, dieci e anche sedici, quanti sono i poteri che gli vengono attribuiti. Un'altra costante, oltre alla testa elefantina, è il ventre grasso che ricade sugli ornamenti che porta ai fianchi. Sul petto, vicino alla spalla sinistra, porta una benda sacra che a volte è rappresentata come serpente. Il serpente compare anche intorno all'addome. In mano ha oggetti diversi secondo i particolari attributi che assume in ogni incarnazione. Il suo veicolo è il topo.
Con il suo ventre enorme Ganesh simboleggia l'Universo, inducendo il fedele a meditare sull'immensità del Creato, avvicinandosi così mentalmente all'idea del Brahman Creatore. Ma è anche un monito: le azioni generose e la spiritualità sono più importanti della bellezza e dell'armonia esteriori.
La testa di elefante simboleggia saggezza e conoscenza.
La zanna spezzata simboleggia l'OM, ed è anche simbolo del sacrificio personale.
Il serpente intorno alla vita è simbolo dell'energia cosmica.
Il topo, suo veicolo, simboleggia i desideri bassi e meschini.
Il modaka, dolce di riso, simboleggia che la via della realizzazione deve essere dolce.
Nessuna religione, oltre all'Induismo, ha un dio la cui funzione riconosciuta è semplicemente quella di esaudire i desideri, Ganesh, simbolo di uno stato felice ricercato dall'uomo che si rivolge a lui, finisce davvero per essere il dio che abbatte gli ostacoli, che realizza i desideri, che porta l'azione al successo, pur dimorando nella calma, nella tolleranza e nella pacificazione.

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